giovedì 20 marzo 2014

20 MARZO 2014 - PRIMAVERA

equinozio di primavera 201420 marzo ore 16:57utc



Vincent Van Gogh

"Può essere il 19, il 20 o il 21 marzo e quest’anno, per la settima volta consecutiva sarà il 20 marzo. E non è un errore. L’ equinozio di primavera, infatti, contrariamente da quello che abbiamo imparato da bambini e da quanto stabilito inizialmente dal Concilio di Nicea nel 325 d.C . e poi confermato nel 1582 da Papa Gregorio XIII, non cade necessariamente il 21 marzo."
fonte:  WIRED






















Vincent Van Gogh






fonte wikipedia

lunedì 17 marzo 2014

Barbara, io e l'Appennino Tosco Emiliano

Barbara

1988

foto di Gabriella



Lungo il sentiero n.20 che dalla Vetricia sale verso Porticciola,
e prosegue per il Lago Santo Modenese
o verso il Giovo;
in lontananza le alpi Apuane emergono dalla foschia.
Una delle prime camminate in Appennino di Barbara.




mercoledì 12 marzo 2014

SON COSE TANTO ANTICHE !


di   Idelfonso Nieri
da
CENTO RACCONTI POPOLARI LUCCHESI
Felice Le Monnier - Firenze 
ed.1950




Giovanni Canavesio - Entrata di Cristo a Gerusalemme .
Santuario di Notre-Dame des Fontaines a la Brigue
Tempo, ma tempo fa, un predicatore la sera del Venerdì Santo faceva la predica della Passione secondo il solito.  Era un predicatore di spolvero, da dire: in fin qui ci si arriva, ma più in là no.
Alle sue prediche ci era sempre pieno zeppo che non ci sarebbe capito più un pippolo di panico; spopolava; correvano tutti da tutte le parti a furia, e a sentirlo ci stavano a bocca aperta come incantati, perché metteva le cose sotto l'occhio, e le faceva toccare con le mani, e poi non se ne sapevano votar la bocca dalla gran maraviglia.
                       

Quella sera faceva appunto la predica della Passione, e ci si era messo con tutto il cuore e con tutte le forze.  S'era rifatto proprio dal primo principio, dalla Domenica delle Palme, quando Nostro Signore entrò in Gerusalemme sull'asino, e tutto il popolo gli venne incontro colle palme d'olivo, scotendole per allegria; e giù giù, passo passo, lo menò in nel pretorio di Pilato; e lo fece schiaffeggiare dai soldati; e gli fece mettere la corona di spine sul capo; e lo fece battere dai manigoldi; e l'accompagnò sul monte Calvario, e lo crocifisse in croce;  e tanto disse coi chiodi, coll'aceto, e colla lancia di Longino, e cogli strazi, e coi patimenti, che tutta la gente a un certo punto dettero in uno scoppio di pianto.  
Era un pianto generale per tutta la chiesa: - Gesù mio, misericordia! Gesù mio, misericordia ! -
Pareva che da un momento all'altro il mondo dovesse andare in subisso !
Il predicatore  stesso  ci rimase così buffo, e gli parve una cosa tanto strana, che non si poteva riavere dallo stupore   Poi gli ricominciò a saper male di vederli così tapinarsi,  e sgomentarsi così in quel pianto disperato, e cominciò a dire : - Su, riveriti uditori ! Fatevi animo, fatevi coraggio; non è poi necessario di pianger tanto.  Smettete, via, tranquillizzatevi.  Tutte queste cose io le ho dette perché c'incastravano bene, e perché le ho trovate su per i libri.   Ma sono storie antiche che si leggono nei libri vecchi, ma è tanto tempo che sono accadute, chi lo sa poi se sono neanche vere ! -
Ce n'è dei matti nel mondo!  Vedete un po' che bella testa si ritrovava quel predicatore !

su Idelfonso Nieri leggi qui


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L'immagine riprodotta in questo racconto è uno degli affreschi di Giovanni Canavesio, realizzati nel 1492, che decorano la chiesa del Santuario di Notre Dame des Fontaines a la Brigue in Francia, denominata la "Piccola Cappella Sistina" delle Alpi.


"Giovanni Canavesio " per leggere clicca qui


vedere gli affreschi di Notre Dames des Fontaines in Bartesaghi Verderio Storia

martedì 11 marzo 2014

lunedì 10 marzo 2014

IL PISANINO m. 1946









Elegante nella veste invernale, il Pisanino è la montagna più alta delle Alpi Apuane.
fotografato dalla Croce del  Monte Penna
frazione di Bolognana nel Comune di Gallicano (LU)

 la Croce del Monte Penna



venerdì 7 marzo 2014

LA PASIMATA GARFAGNINA



"La Pasimata è il dolce pasquale tradizionale della Garfagnana. E' un dolce povero che ha origini antiche che lo riportano ad un tempo in cui la semplicità  e genuinità degli ingredienti, lavorati da mani esperte, erano i soli componenti della ricetta: farina, uova, lievito, zucchero, uvetta e tanto tempo, quello necessario per le numerose lievitazioni a cui l'impasto è sottoposto. Il risultato è ancora oggi eccezionale grazie alla lievitazione naturale lenta. E' proprio la lunga lievitazione, che può durare in fasi successive per tre/quatro giorni, il segreto di questo dolce dove il profumo raffinatissimo è qualcosa di straordinario."
( da ingarfagnana.it )

Abraham Bosse, Il Negozio di un Pasticciere - 1638 

ingredienti
1 kg di farina bianca
200 grammi di burro
400 grammi di zucchero
la scorza grattugiata di un limone
5 gocce di acqua di rose *
2 bicchieri di latte
30 grammi di anici
50 grammi di lievito di birra
Vin Santo
200 grammi di uvetta
4 uova


procedimento

stemperate il lievito nel latte tiepido, poi aggiungete la farina (quanta ne richiede).  Lasciate riposare "il levame" fino al giorno dopo.   Mettete l'uvetta a rinvenire nel Vin Santo.  Fate la fontana con la farina e al centro mettete 3 uova, lo zucchero, il burro ammorbidito, un bicchierino di Vin Santo e il lievito preparato la sera prima, lavorare energicamente e lasciate riposare l'impasto finché non avrà raddoppiato il sio volume.  Impastare di nuovo incorporando anche l'uvetta, gli anici, le gocce di acqua di rosa e la scorza di limone.   Lavorate l'impasto ancora per 10 minuti poi dividetelo in forma di panetti.   Imburrate e spolverate con la farina una placca da forno o una teglia, sistemateci le "pasimate", incidetele longitudinalmente e spennellatele con l'uovo rimasto, sbattuto.   Lasciatele lievitare di nuovo, infornate a forno caldo per 40 minuti a 180 gradi.

ricetta tratta da :      "Dolci della Toscana" di Sandra Lotti
                            Maria Pacini Fazzi editore in Lucca
                            collana "I Mangiari" - 2011

*) acqua di rose

martedì 4 marzo 2014

Angelita di Anzio - 70 anni fa...

1944 - 2014

Lo sbarco di Anzio


Angelita di Anzio la canzone del 1964 dei los Marcellos Ferial,


Angelita di Anzio
la storia

Narra la storia di una bambina dell'età di circa cinque anni che fu trovata sola ed in lacrime su una spiaggia della costa laziale all'altezza di Anzio al momento dello sbarco alleato nell'ambito dell'Operazione Shingle nel gennaio del 1944, quando la seconda guerra mondiale entrava nella fase culminante.
Secondo la versione più conosciuta della vicenda, il soldato scozzese del Royal Scots Fusiliers, Christopher S. Hayes, ed alcuni suoi commilitoni, o forse alcuni soldati brasiliani, raccolsero la bimba e, poiché non riuscirono a trovare la sua famiglia né alcuna altra informazione su di lei, la adottarono dandole il nome di Angelita.
Alcuni giorni dopo, quando la tardiva reazione tedesca si era ormai fatta concreta e decisa, la bambina sarebbe morta durante un bombardamento insieme ad una crocerossina alla quale era stata affidata.
(wikipedia)


Il video con la Canzone dei Los Marcellos Ferial, "Angelita di Anzio" del 1964,
dedicata a questa bambina di 4 o 5 anni, trovata sola durante lo sbarco dai soldati Allleati, contiene
alcune foto dello sbarco di Anzio e Nettuno, nel Lazio e sono state reperite su Google immagini. 
In buona parte non sono di buona qualità, ma nella mia intenzione era di documentare i momenti 
drammatici dello sbarco e della guerra che ha attraversato il nostro Paese, da sud a nord, dal 1943 
fino alla sua conclusione, nel 1945


1944  -  1964  -  2014 
70 anni





Dal Sole 24 ore

"Lo sbarco di Anzio, la storia di un italiano che pochi conoscono e i Pink Floyd"

"Sono passati settant'anni esatti dallo sbarco alleato ad Anzio, concepito a tavolino il giorno di Natale del '43 da Winston Churchill e Franklin Delano Roosvelt e attuato il 22 gennaio dell'anno dopo, per riuscire a sfondare la "linea invernale", lo sbarramento che tagliava lo Stivale in due facendo del Nord terra tedesca e del Sud proprietà degli alleati. Lo sbarco, ovvero l'Operazione Shingle, ha dato il via a cinque mesi e mezzo di combattimenti che sono costati la ....- Il Sole 24 Ore - leggere qui

sabato 1 marzo 2014

Con gli sci nelle Alpi Apuane - 2

da:
LE ALPI
Rivista mensile del Centro Alpinistico Italiano
1940-41 - vol. LX - n. 5-6







SULLA TAMBURA



Una mattina di aprile, dalla cima della Tambura avevamo guardato la lunga distesa di neve che scende verso la Garfagnana; avevamo guardato le grandi concavità che la neve forma sopra le buche le quali , anche d’estate, fanno somigliare questo versante ad un paesaggio lunare, e sorridendo un po’ increduli avevamo pensato agli sci…

E una sera di marzo ci siamo trovati abbrutiti da un peso indegno, a salire  la lunga lizza che da Resceto porta al rifugio Aronte.

Saliamo in silenzio sul marmo grigio.  Ogni tanto, i sassi smossi dagli scarponi cominciano a rotolare pigramente con un suono metallico, poi si fermano.  Nella pallida aria della sera ci fermiamo a guardare accendersi i lumi delle cave dell’Altissimo di fronte a noi, e quelli lontani della costa e del mare:  un mare lucido  e terso come un metallo temprato; la vita ferve ovunque, solo in questa valle brulla e incassata vi è solitudine: solitudine triste, quasi affannosa, che cresce quando le pareti allungate e scarne , macchiate qua e là da chiazze di neve, diventano nere dopo la rosea tinta dell’ultimo sole.
Il Rifugio Aronte è una piccola cosa grigia sulla pietra grigia; quando ci siamo arrivati, la luna aveva già cominciato ad illuminare l’esile profilo della Punta Carina; nel rifugio allo scoppiettante lume della candela, c’è un buon odore di intimità e di legno un po’ marcito.  Abbiamo mangiato, poi siamo saliti al Passo della Focolaccia : le nostalgiche pareti del Cavallo hanno respinto l’eco dei nostri “jodel” verso il Pisanino e verso il Tambura; poi abbiamo ascoltato il silenzio, e la sua voce ci è sembrata come un bisbiglio continuo, sempre uguale.   Abbiamo disceso di corsa la neve inargentata dalla luna, e ancora tremanti di freddo e di commozione ci siamo avvolti nelle coperte, nel rifugio




















































Da qui si sente sempre il mormorio del vento alla Focolaccia, anche quando negli altri posti c’è calma assoluta; fra il sonno si sente anche il familiare scricchiolio dei topi: è una famiglia di topi buoni, padre, madre e figlio che ha preso alloggio al pagliericcio di sopra e che per buona parte della notte veglia in vece nostra sui sacchi e sulle provviste…