lunedì 20 aprile 2015

70° della Liberazione 1945 - 2015

Celebrazione del 70° anniversario della Liberazione



Palazzo Montecitorio
16 Aprile 2015


fonte   www.anpi.it



Giovedì 16 aprile, aula di Palazzo Montecitorio:

si canta "Bella ciao". Non sono sconosciuti quelli che sul filo dell'emozione intonano l'inno più bello della Resistenza. Nell'emiciclo ci sono il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente del Senato, Pietro Grasso, la presidente della Camera, Laura Boldrini.
La cerimonia istituzionale per il 70° della Resistenza è appena finita.
Le più alte cariche dello Stato stanno salutando una affollatissima platea formata da partigiane e partigiani (una settantina) provenienti da varie regioni d’Italia, con i rappresentanti delle loro associazioni (c'è tutta la segreteria dell'Anpi e il presidente Carlo Smuraglia).
E naturalmente tantissimi parlamentari e qualche ministro.
"Bella ciao" si materializza spontanea a chiudere una celebrazione che sarà ricordata come una emozione.
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Alla celebrazione sono intervenuti oltre al presidente del Senato, Pietro Grasso e la presidente della Camera, Laura Boldrini, il presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia, la storica Michela Ponzani, Marisa Cinciari Rodano, impegnata nella Resistenza romana e prima donna eletta vicepresidente della Camera, Michele Montàgano, presidente vicario dell'Associazione Reduci dalla prigionia, dall'internamento e dalla guerra di liberazione.



Intervento 
del Presidente del Senato, Pietro Grasso, nell'Aula di Montecitorio, in occasione del 70° anniversario della Liberazione




Intervento 
del Presidente della Camera dei deputati,Laura Boldrini, nell'Aula di Montecitorio, in occasione del 70° anniversario della Liberazione




         Intervento 
         del Presidente Nazionale dell Anpi, Carlo Smuraglia,
         nell'Aula di Montecitorio, in occasione del 70° anniversario della
         Liberazione 

Intervento del presidente nazionale dell'Anpi, Carlo Smuraglia:


Rivolgo, a nome di tutta l’Associazione che presiedo, un saluto e un ringraziamento ai Presidenti delle due Camere per aver organizzato questa importante seduta e al Presidente della Repubblica per aver assicurato la sua autorevole presenza; è un segno importante che danno le istituzioni, rispondendo all’incitamento di un grande storico che ci ha ricordato in un suo libro, che ogni Paese civile deve essere orgoglioso della memoria delle sue pagine più belle e su questa memoria, se non condivisa, almeno collettiva, deve organizzare le sue solennità, i suoi monumenti, gli insegnamenti nelle scuole. Parlare di Resistenza e di liberazione, in occasione del 70° anniversario, è un segno di vitalità della Repubblica, che così spiega a tutti i cittadini che non ci sono negazionismi e revisionismi che reggano a fronte della straordinarietà di una fase della vita nazionale che ha visto uniti, nella lotta, nel combattimento, ma anche in altre mille forme non armate, la parte migliore e più viva del popolo italiano.
Ringrazio anche i parlamentari presenti e rivolgo un saluto particolare ai partigiani, ai combattenti per la libertà che sono qui con noi, in quest’aula solenne, oggi, per ricordare anche visivamente la Liberazione del Paese. Parlo di un saluto particolare perché forse non è immaginabile, quante cose ci legano, noi che ci siamo stati, sentendoci fratelli, amici, come nella Resistenza, con un unico obiettivo, la libertà e la democrazia. Io giro molto per l’Italia e dovunque io incontri partigiani e combattenti per la libertà, ormai avanti negli anni, ma indomiti, è come rinnovare un sentimento che ci ha uniti, tanti anni fa, anche in abiti diversi, con le armi e senza armi. Non è questione di reducismo, così come non è questione di fratellanza fra ex partigiani; sarebbe lo stesso incontrando un sopravvissuto di Cefalonia o un sopravvissuto alle schiavizzazioni degli IMI. È questione di sentimenti e di valori. Il punto fondamentale è ricordare e spiegare che cosa è stata davvero la Resistenza: un grandioso e collettivo impegno di riscatto del Paese, dopo più di vent’anni di dittatura.
Forse è questo uno dei nostri torti; quello di non aver saputo trasmettere non tanto la storia, o la memoria degli accadimenti, ma i sentimenti di allora: il culto della libertà, l’amore per la democrazia, da molti incontrata per la prima volta ed affrontata quasi come un esperimento nuovo, ricco di incognite, ma anche pieno di fascino; un esperimento che ha trovato il suo culmine nelle Repubbliche partigiane, primo esempio, coraggioso e consapevole, talora perfino magnificamente utopistico, di democrazia. Sono questi sentimenti che hanno animato la Resistenza. È da questi sentimenti, che ha potuto nascere la Costituzione, questo incredibile miracolo che attorno al concetto di persona e di dignità, ha saputo costruire, col contributo di tutti, un documento destinato a resistere negli anni ed a guidarci soprattutto nelle ore tristi e difficili del nostro Paese.
Noi ricordiamo oggi, nell’anniversario della Liberazione, i tanti che hanno perduto la vita nelle montagne, nelle città, nei campi di sterminio; le migliaia di internati militari che rifiutarono l’adesione al Reich, e pagarono duramente; i militari di Cefalonia, che rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, pagando con la morte; i civili vittime delle stragi nazifasciste; i contadini e le contadine che hanno dato riparo a partigiani, a militari, a prigionieri in fuga; i sacerdoti caduti per difendere dalla barbarie i loro parrocchiani; i tanti antifascisti che avevano già pagato con la prigione e il confino e si unirono alla Resistenza; le donne che hanno fatto irruzione per la prima volta nella storia d’Italia, in massa e in mille modi diversi, anche al di là della lotta armata, con le amorevoli cure per tutti e illuminando col loro sorriso e la loro forza d’animo, anche i momenti più duri; ricordiamo infine il milione e mezzo di lavoratori che scesero in sciopero nel 1943 e ’44 quando ciò costava la detenzione, la deportazione e in molti casi la morte. Ma li ricordiamo non come cittadini, per dirla con lo storico De Luna, di una “Repubblica del dolore”, ma per esaltare le scelte che fecero, il coraggio e la determinazione che li animarono e soprattutto per i sogni, le attese e le speranze che la brutalità del nemico ha spezzato, distruggendo le loro vite.
 Ricordiamo per capire il presente e per affrontare il futuro; ricordiamo perché le future generazioni trovino nelle scelte di allora, la forza e il coraggio della partecipazione che è, in definitiva, il vero sale della democrazia.
Questo è il senso ed il valore di questa giornata, che giustamente non deve essere di celebrazione retorica, ma di ricordo, di memoria e di conoscenza e riflessione al tempo stesso. Con la speranza che il nostro Paese, oggi un po’ smarrito tra tante drammatiche vicende nazionali ed internazionali, ritrovi la sua strada proprio sulla base della memoria e di quei valori per i quali abbiamo combattuto e che oggi, più che mai, si rivelano fondamentali per assicurare ai nostri giovani un futuro migliore. E soprattutto con l’auspicio che la liberazione e la Resistenza non restino il ricordo e la riflessione di un giorno, ma si inseriscano a pieno titolo e per sempre nella storia e nella coscienza civile del nostro Paese, costituendo così un baluardo della Nazione, dello Stato e dei cittadini contro ogni pericolo e contribuendo ad irrobustire sempre di più la nostra democrazia. Quella democrazia che è essenziale, per la nostra vita e per la convivenza civile, come l’aria che respiriamo, illuminata dal profumo della libertà, dell’uguaglianza e della dignità della persona.

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