venerdì 12 ottobre 2012

12 OTTOBRE 1492

LA SCOPERTA DELL'AMERICA

CRISTOFORO COLOMBO
Cristoforo Colombo di Sebastiano del Piombo  (by wikipedia)





fonte : digilander.libero.it

IL VIAGGIO 

3 agosto 1492 Già all'alba la spiaggia di Palos formicola di gente, venuta per l'ultimo saluto ai partenti. Grande è il pallore di Colombo quando si inoltra verso la spiaggia, circondato da tutte le autorità, dagli amici, dai marinai, dai Padri scesi dal convento a benedire il mare e le vele. La sua convinzione è incrollabile, la sua fede sicura. 
Cristoforo Colombo s'imbarca sulla Santa Maria. In breve, le vele bianche al vento, la flottiglia si muove verso l'ignoto. Un grande evviva parte dalla folla stipata sulla riva, ma molti cuori ansiosi tremano di pena. 



Il cielo è purissimo, il mare calmo. Una leggera e costante brezza spinge dolcemente i naviganti verso le Canarie, l'ultima delle terre note. Il 6 settembre la flottiglia lascia il porto della Gomera, dopo aver fatto nuova provvista d'acqua e di viveri, fino a riempirne ogni più piccolo spazio delle stive. Scomparendo all'orizzonte l'ultima terra conosciuta, i marinai si volgono al loro duce con facce sgomente e qualcuno non sa trattenere le lacrime, sembrandogli ormai staccato per sempre da ogni cosa vivente e avviato alla perdizione. 
Dopo settanta giorni di viaggio, pieni di peripezie, di ansie e timori, appaiono ai naviganti i primi indizi di terra vicina. Nella notte fra l'11 e il 12 ottobre i segni si fanno più certi. Da quel momento nessuno può chiudere occhio. Solo sul cassero della Santa Maria, Colombo guarda diritto e immobile davanti a sé, scoperto il capo canuto e i capelli al vento. Egli non dubita d'aver raggiunto le Indie, d'esser presso alle meravigliose regioni descritte da Marco Polo. 
I legni leggeri navigano con la velocità di dodici miglia all'ora, avvicinandosi nel buio alle sognate rive, come per sorprenderle nel sonno. Le miglia percorse erano già 2100 in settanta giorni. D'un tratto il suo sguardo che fora la notte, distingue nelle tenebre una luce che si muove all'orizzonte. Un indizio di vita dunque! Gli uomini trattengono il respiro e i minuti che volgono lenti nella calma notte, sembrano perfino crudeli. Alle 2 del mattino un cannone tuona sull'oceano dalla tolda della Pinta che, navigando in testa per scandagliare il mare, ha scorto la terra a circa due leghe di distanza. 
«Terra, terra!».
Il grido tanto a lungo represso, si libera dai petti esultanti. Colombo cade in ginocchio; il suo pensiero si volge a Dio grande e lo ringrazia piangendo. 
È il venerdì 12 ottobre 1492. 
Era un'isola delle Bahama abitata da selvaggi, che Colombo chiamò San Salvador perché egli era orgoglioso di portare la fede cristiana in nuove terre. Le terre orientali erano state raggiunte; la spedizione aveva raggiunto il suo scopo. Colombo fu accolto in Spagna come un trionfatore. Le terre toccate da Colombo erano credute precisamente una propaggine dell'Asia: non proprio le Indie, ma terre che venivano prima delle Indie, per chi andava navigando verso occidente; cioè le Indie occidentali
Però bisognava trovare un passaggio tra quelle isole toccate prima da Colombo, per giungere alle terre assai civili e progredite del Giappone e della Cina. A questo scopo furono diretti i tre successivi viaggi di Colombo, il quale andò esplorando l'America centrale e le coste superiori e meridionali, senza tuttavia trovare quel passaggio. 


Si cominciò allora a sospettare che tutto fosse sbagliato nella sua impresa, cioè che quella non fosse una via attraverso la quale si potessero raggiungere le Indie. Per questo Colombo fu accusato e persino imprigionato. Liberato più tardi, egli morì nel maggio del 1506, abbandonato da tutti e forse anch'egli tormentato dal dubbio. 

Soltanto più tardi si capì che le terre dove era sbarcato Colombo appartenevano a un altro continente, l'America, che prese il nome da Amerigo Vespucci che esplorò le coste del sud; dal nome di Colombo derivò soltanto quello di una piccola regione, la Columbia. 

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