martedì 24 giugno 2014

"ALBERI MONUMENTALI DELLA GARFAGNANA: STORIA E MITOLOGIA" di IVO POLI




Pubblicato nella bella Collana della "Banca dell'Identità e della Memoria" viene presentato, a Camporgiano, presso il Vivaio Forestale  "La Piana", l'ultimo libro di Ivo Poli "Alberi monumentali della Garfagnana: storia e mitologia" - Maria Pacini Fazzi editore in Lucca.
Sarà un volume da leggere e conservare nella nostra libreria, come gli altri libri di Ivo Poli, tra i quali voglio ricordare il primo che ebbi occasione di acquistare a Castelnuovo circa quindici anni fa: "Del Castagno in Garfagnana - Storia, Coltura, Poesia"  ispirato dalla sua passione per  la storia della nostra terra, la sua cultura le sue tradizioni, e della coltivazione di questo prezioso albero "del pane" delle nostre montagne.  Giusto ricordare il suo contributo nell'associazione Castanicoltori della Garfagnana e nell'Associazione Nazionale Città del Castagno, che sopratutto in questi ultimi anni sta portando avanti con impegno il programma per contenere quanto più possibile il Cinipide; piccolo insetto che sta compromettendo seriamente la produzione di castagne in vaste zone dell' Italia tra le quali anche la nostra valle.

la presentazione è Sabato 28 Giugno alle ore 18.







      Il castagno

Vecchio gigante della selva antica
che tutto doni e poco al viver chiedi, 
quanto care al mio cuor l'ombrose sedi
ove il vento la tua chioma affatica!

In te l'uccello la sua stanza amica
trova, ove culla i suoi piccoli eredi;
ed i tuoi frutti al pio colon provvedi
il dolce vitto ond'egli si nutrica.

Poi, benefico ancor, delle tue spoglie
che l'autunno involò, tiepido letto
offrì alla madre; mentre al fuoco audace,

dei tuoi gran rami, si riscalda il letto
del campagnol, finché l'ultima brace,
lieta guizzando, in cenere si scioglie.

                         Don Antonio Fiorani


da: "Del castagno in Garfagnana, storia coltura poesia"
       di Ivo Poli   - maria pacini fazzi editore - 1999
      cap. "I castagni famosi della nostra vallata"
      pag.26
     
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note su Don Antonio Fiorani
fonte:  wikipedia - Vergemoli 

Antonio Fiorani commediografo, è stato un personaggio celebre, le cui opere hanno interessato i maggiori intellettuali e critici nazionali, dando prestigio alla Garfagnana. Gli alunni delle scuole elementari di Gallicano ne erano affascinati, specie quando leggevano in classe i suoi poemi, che gli inviava ancora umidi d'inchiostro da Vergemoli a distanza di tempo, la forza delle sue opere non è venuta meno,tanto che ancora oggi se ne avvertono peso e valore. Molti suoi allievi divenuti poi affermati professionisti, continuano a ricordarlo con affetto. Antonio nacque a Casatico di Camporgiano nel 1876, da genitori

contadini, i quali, dopo la licenza elementare, avrebbero gradito che Tonino imparasse il mestiere. Al suo secco e ispirato "no", decisero di farlo proseguire negli studi che fece a Forli passando poi al seminario diMassa dove avvertì la chiamata divina. Ordinato sacerdote agli inizi del secolo, fu inviato a Vergemoli, ridente paesino appollaiato alle pendici della Pania Secca. Fu l'inizio di un apostolato che durerà per ben quarant'anni, durante i quali svolse un lavoro anche missionario. Sebbene ospitale e generoso, il paese era, infatti, privo di conoscenza delle più elementari cognizioni di cultura, dovute in parte all'isolamento geografico. Non si scoraggiò mai, aiutando in tutti i modi quella gente, con la quale viveva in perfetta simbiosi, a progredire. Chiamato alla cattedra di latino e italiano del seminario di Castelnuovo Garfagnana, rifiutò di trasferirsi di sede preferendo compiere tre volte la settimana, per ben diciannove anni, una ventina di chilometri a piedi, pur di rimanere a Vergemoli. Insegnò a centinaia di futuri sacerdoti e, per la strada, tra selve e boschi, tra cielo e terra, nacquero i suoi libri di poesie, limpide nello stile, ricche di sentimento e di umanità. In quarant'anni una sola volta tornò a casa cavalcando un mulo. Raccontò, poi, a qualcuno: "Sembravo un imperatore romano il giorno del trionfo". Ma aveva la febbre a quaranta e c'era un moribondo che attendeva l'Estrema Unzione. A quel tempo, a Vergemoli, di libri e di giornali neanche se ne parlava. I ragazzi, i migliori, arrivavano alla terza elementare; gli altri, nei boschi a far carbone o a zappare col padre o con la madre, i quattro campi sterili che degradano dalle ultime case del paese ai botri del Fogliaio. Eppure in molti, con quell'incredibile prete, riuscirono a studiare. Non avevano libri? Andava lui a comprare quelli vecchi, li chiedeva in prestito, li passava da uno all'altro e guai a chi li sciupava: erano di tutti, erano il mezzo con il quale si era ripromesso di vincere la sua battaglia per la cultura. Compensi? Nulla. Oppure un "Fate voi", che le più volte si traduceva in un commosso "Arrivederci e grazie". Oggi i ragazzi di quel tempo sono medici, sacerdoti, magistrati, geometri, maestri, ragionieri; e tutti, un po' alla volta, passarono di lì, dalla sua casa, per un esame, per un concorso, per un mestiere. Ed anche in questo campo lasciò di se un ricordo che il tempo non cancella. I suoi libri sono intitolati "Voci della montagna", "Armonie francescane", "Pellegrinaggi Apuane", "La casa diroccata", "Vendetta cristiana", "Un fiore alla gloria di Virglio", "Ai miei parrocchiani d'oggi e di ieri". Le scuole elementari di Sassi e di Vergemoli di fregiarono del suo nome. L'incomparabile bellezza delle Alpi Apuane, di cui dal suo studio godeva la visione, contribuì certamente a rafforzargli la vena poetica. Le sue poesie, molte delle quali sono andate perdute, erano di alto livello. Ecco alcuni versi del poema dedicato a Vergemoli e alla sua gente:

"Oh chiostra di montagne alto-levate!
Quando da tutti Voi sarò diviso
ricorderete che vi ho tanto amato?
Furtivo scende a te dall'Apue creste di
balza in balza il sole,
o mio paese del cuore,
e reca, alla stagion cortese,
l'odoroso fruscio delle foreste.
Ricorderete l'ospite salito,
giovane, dalla sua terra natia,
cui gioia fu la vostra compagnia,
dolce restar cò poveri a convito?"
Arrivato a Vergemoli il 17 giugno 1900, vi morì il 17 giugno 1940, coincidenza che alimentò la fantasia della gente.



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