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sabato 7 settembre 2024

"I PUFFINI DELL' ADRIATICO" , "I PUFFINI DI PASCOLI"

 

Poesia di GIOVANNI PASCOLI

La Berta Minore (Puffinus Yelkouan)


I Puffini Dell'Adriatico


Tra cielo e mare (un rigo di carmino
recide intorno l’acque marezzate)
parlano. È un’alba cerula d’estate:

non una randa in tutto quel turchino.

Pur voci reca il soffio del garbino         
con ozïose e tremule risate.
Sono i puffini: su le mute ondate


pende quel chiacchiericcio mattutino.

Sembra un vociare, per la calma, fioco
di marinai, ch’ad ora ad ora giunga    

tra ’l fievole sciacquìo della risacca;

quando, stagliate dentro l’oro e il fuoco,
le paranzelle in una riga lunga

dondolano sul mar liscio di lacca.

(da MYRICAE - VIII)

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GarbinoIl libeccio è un vento che spira da Sud-ovest, anche detto garbino sul litorale delle regioni italiane di Veneto (Garbin), Emilia RomagnaMarcheAbruzzoMolise e Puglia, (wikipedia)

paranzèlla s. f. [dim. di paranza]. – Imbarcazione a vela del tipo della paranza, ma più piccola, e senza bompresso né fiocco, particolarmente usata, in passato, in Liguria, in Sicilia e lungo le coste dell’Adriatico (Treccani)



su La Berta Minore e il rischio estinzione vedere RADARMAGAZINE.NET


IN : National Geographic Italia,  Agosto 2024

da leggere nella Rubrica L'OROLOGIAIO MIOPE,  I PUFFINI DI PASCOLI di LISA SIGNORILE

martedì 31 ottobre 2023

SERA D'OTTOBRE

30 Ottobre 2023

Giovanni Pascoli



 Casa Museo Pascoli


Sera d'Ottobre 


Lungo la strada vedi su la siepe
ridere a mazzi le vermiglie bacche:
nei campi arati tornano al presepe
tarde le vacche.

Vien per la strada un povero che il lento
passo tra foglie stridule trascina:
nei campi intuona una fanciulla al vento:
Fiore di spina!…

da : Myricae


presepe :  deriva dal latino praesaepe, cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso dove venivano custoditi ovini e caprini; il termine è composto da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto. (da : Wikipedia)

vermiglie bacche : bacche del Biancospino

intuona : intonare1 (ant. intuonare) v. tr. [dal lat. mediev. intonare, der. di tonus «tono»] (io intòno, ant. intuòno, ecc.). – 1. a. Mettere in giusto tono la voce o una nota cantata, variandone opportunamente l’altezza; accordare uno strumento o le varie parti di uno strumento... (da : Treccani )






giovedì 8 dicembre 2022

novembre di Giovanni Pascoli



Di Piet Mondrian - Albero rosso

 





NOVEMBRE

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.


Giovanni Pascoli


info:

Piet Mondrian   ( 1872 - 1944 )  wikipedia


mercoledì 30 novembre 2022

AUTUNNO

 Castelvecchio Pascoli

         Novembre 2022         


                                                              



 









 



   



 






Mattino d'autunno

Che dolcezza infantile
nella mattinata tranquilla!
C’è il sole tra le foglie gialle
e i ragni tendono fra i rami
le loro strade di seta.

Federico García Lorca



Federico García Lorca : 

(Fuente Vaqueros5 giugno 1898 – Víznar19 agosto 1936) è stato un poetadrammaturgo e regista teatrale spagnolo, che raggiunse il riconoscimento internazionale come figura emblematica della generazione del '27, un gruppo principalmente di poeti che introdusse le avanguardie artistiche - come il simbolismo, il futurismo e il surrealismo - nella letteratura spagnola con risultati eccellenti, in quella che fu definita la Edad de Plata. Sostenitore dichiarato delle forze repubblicane durante la guerra civile spagnola, fu catturato a Granada, dove si trovava ad alloggiare in casa di amici, e fucilato da uno squadrone delle forze nazionaliste. Il suo corpo fu poi gettato "in un burrone ad alcuni chilometri alla destra di Fuentegrande". I suoi resti non sono mai stati trovati. 

da Wikipedia






















lunedì 2 novembre 2020

tramonto di Ottobre...

Castelvecchio Pascoli 





Ottobre ore 19.09:  le ultime luci di una sera autunnale  

 
altri tramonti



Agosto





Settembre


Foto scattate a Castelvecchio Pascoli, frazione del Comune di Barga 


 
qui il Poeta Giovanni Pascoli ha vissuto dal 1895 al 1912, anno della sua morte.

oggi la sua Casa è un Museo visitabile su prenotazione


una poesia :

 

     L'imbrunire

  Cielo e Terra dicono qualcosa
l'uno all'altro nella dolce sera.
Una stella nell'aria di rosa,
un lumino nell'oscurità.

  I Terreni parlano ai Celesti,
quando, o Terra, ridiventi nera;
quando sembra che l'ora s'arresti,
nell'attesa di ciò che sarà.

  Tre pianeti su l'azzurro gorgo,
tre finestre lungo il fiume oscuro;
sette case nel tacito borgo,
sette Pleiadi un poco più su.

  Case nere: bianche gallinelle!
Case sparse: Sirio, Algol, Arturo!
Una stella od un gruppo di stelle
per ogni uomo o per ogni tribù.

  Quelle case sono ognuna un mondo
con la fiamma dentro, che traspare;
e c'è dentro un tumulto giocondo
che non s'ode a due passi di là.

  E tra i mondi, come un grigio velo,
erra il fumo d'ogni focolare.
La Via Lattea s'esala nel cielo,
per la tremola serenità.

da
I Canti di Castelvecchio





pubbl.02.11.20
foto di mario bonuccelli

mercoledì 25 aprile 2018

25 APRILE 2018





  Buon 25 Aprile  !





"Avevo due paure"

Avevo due paure
La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile

di Giuseppe Colzani - Partigiano





da YouTube
"25 apr 2014 - Caricato da Andrea Colzani

su YouTube vedere anche  "avevo due paure - il tepore della libertà" * * * * * * * * * * * * * * *

"Una volta che avevo diciassette anni ed ero quasi a forza partigiano trovammo nel perlustrare una cantina due fascisti
Senza le armi son come scatole svuotate
e a noi due morti in più portavan niente
Così li aiutammo a sparire a calcinculo
Ma poi anni dopo uno lo incontrai che aveva una bambina e mi guardò e mi disse
Ti devo la mia vita e lei
E io pensai che se avesse vinto lui la guerra

non ci saremmo stati né io né i miei due figli."


Giuseppe Colzani  (1927 - 2017)

su Giuseppe (Peppino) Colzani  vedere "ZonaNove" qui



lunedì 20 ottobre 2014

AUTUNNO ....




ogni anno, da quando ho iniziato questo blog,  pubblico un post sul tema dell'autunno, una stagione che mi ha sempre suscitato sensazioni contraddittorie: la fine dell'estate e l'attesa dell'inverno; la stagione dei colori straordinari, che vestono i nostri monti e i nostri paesi; la malinconia delle foglie morte cadute nelle selve, nei giardini e per le strade.... 
per ogni stagione la creatività dell'uomo ha qualcosa di straordinario da offrire, che sia musica, arte dell'immagine o letteratura. Quest'anno ho scelto una poesia in vernacolo, garfagnino, che avevo letto un po' di tempo fa, pubblicata nel libro di Ivo Poli "del Castagno in Garfagnana- storia cultura poesia".  La forza di questi versi, per me, è nel suscitare il ricordo di persone splendide, che ho conosciuto anni fa, anche loro parlavano quel dialetto e raccontavano la loro vita in fondo non differente da come il professor Valiensi la propone nelle immagini delle quartine di questa poesia.  In questi versi ci ritrovo la fatica del vivere quotidiano degli abitanti "d' una volta" delle montagne della nostra valle e insieme all'attenta osservazione della natura circostante, le relative sensazioni di un ambiente che muta nell'avvicendarsi delle stagioni.  Stagioni buone e stagioni meno buone che pesavano sul raccolto e così diventava tutto più difficile. La tenacia, la fede e la solidarietà sono state la forza di queste donne e questi uomini, che per generazioni li ha accompagnati nelle gioie e sostenuti nei momenti di difficoltà e di dolore.
Nelle parole del nonno al nipote negli ultimi otto versi, una sintesi perfetta.

  

Autunno d'una volta

Quand'ero un muccicon, su le montagne
dove son nato, a fine de la state,
la gente che lassù erin condannate
andavin tutte a coje le castagne.


Avein già scordo il caldo dell'agosto
e'l mi rizzo dell'ore più assolate;
le giornate già s'erino accorciate
e' ntorno si sintiva odor di mosto.

Pioveva guasi sempre e dà castagni
si staccavin le foje ringiallite
e nelle vigne, quelle della vite 
davin colore ai poci tutti bagni.

Gli ugelli a branchi già sen'erin iti
e gli altri di fistià nun evin voja,
forsi anco a lorò era vinuto a noia
di svolazzà tra rami rintristiti.


Nisciva 'l fume dal metato
e andava a mescolassi col nebbione
che 'ncantava 'gni cosa, e lo scepone
parea di gemme lustre 'ncoronato.

Pisangolon su rami, qualche cardo
compitiastava ancora con il vento,
e cusì voto, guasi con sgomento
s'arammentava d'esse già 'n ritardo.

E quando po' sul foco del camino
La picchiatura delle castagne
Xilografie
di Adolfo Balduini (1881- 1957)
borbottaino i ballucci nel paiolo,
il mi nonno dicea: "Scolta fiolo,
se prilla ben la rota del mulino


per empì di farina i suppidiani
e Sant'Antogno al porco da 'n 'occhiata
lassa che gnevi tutta la 'nvernata
marzo pole trovacci ancòra sani".

Silvano Valiensi







qui di seguito il volume pubblicato nella primavera di quest'anno.



"Silvano Valiensi nasce a Vergemoli (Lu) nel 1923. Studia al collegio “Cavanis” di Capezzano Pianore conseguendo la maturità classica e anche l’abilitazione magistrale. Si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, ma allo scoppio della guerra lascia gli studi. Partigiano del Gruppo Valanga, partecipa alle fasi più tragiche della lotta di liberazione. Sposato, con due figli, dopo la fine della guerra iniziò la sua carriera di insegnante che è durata fino al 1978. Muore nel 2008."
da Unione dei Comuni della Garfagnana