Il Farro
Era noto in Palestina, Mesopotamia ed Egitto già nel settimo millennio avanti Cristo, fu poi apprezzato dai Greci e dai Romani. Principe dei cereali per lunghissimo tempo, tanto che la parola «farina» deriva etimologicamente proprio dal suo nome, subì poi il dominio del frumento scomparendo quasi del tutto dalla tavola. Oggi, invece, si può dire che il farro sia il primo simbolo della genuinità e tipicità di una terra che non l'ha mai abbandonato e che poi l'ha completamente riscoperto, la Garfagnana, facendone di nuovo una delle sue principali colture fino ad ottenere nel 1996 il riconoscimento della Igp. (da: toscanaoggi.it)
Lucio Giunio Moderato Columella ( 4 - 70 d.C.)
tratta della coltivazione del farro nella sua opera "Arte dell'Agricoltura", dove possiamo leggere:
"I principali tipi di grano e i più utili all'uomo, sono: il frumento e il farro. Conosciamo diverse qualità di frumento, ma da preferirsi per le semine è quello che chiamano robus (1) , che supera gli altri per peso e bianchezza. (....) Quanto al farro, ne vediamo in uso , per lo più, quattro qualità ... (nota: farro di Chiusi; il vennunculum rosso e il bianco; il seme trimestrale detto halicastrum) ....Tutte le qualità di di frumento e di farro nominate devono essere conservate con cura dagli agricoltori, perchè raramente un campo si trova in condizioni tali, che ci possiamo contentare di una sola semente, dato che può avere delle parti umide e delle parti asciutte. Ora, il frumento viene appunto meglio nei luoghi asciutti; il farro al contrario non soffre molto i danni dell'umidità"
da: "De re rustica - Arte dell'Agricoltura"di Lucio Giunio Moderato Columella, ed. Einaudi 1977
Il farro, più rustico, meglio si adatta ai terreni meno fertili di collina e di montagna; non richiede apporti di fertilizzanti chimici e sopratutto di erbicidi. E' un cereale che ben resiste al freddo e alla piovosità tipica di questi territori. Dimenticato per lungo periodo, ma meglio dire trascurato, come trascurati sono stati altri cibi tipici di una cucina "povera" di altri tempi (farina di neccio, formenton otto file, la mondiola, il biroldo ecc), e che oggi sono diventati giustamente oggetto di ri-scoperta e di valorizzazione, attuando un vero recupero culturale della tradizione gastronomica della nostra Valle.
Fra le varie proposte gastronomiche a base di farro, una delle più interessanti è la Birra di Farro che si produce in Garfagnana. :
LA BIRRA DI FARRO DELLA GARFAGNANA |
La Petrognola è un piccolo microbirrificio situato nel paese omonimo di Petrognola, frazione del comune di Piazza al Serchio, la birra è stata chiamata così per onorare il caratteristico paese di produzione.
Questa attività è nata per gioco e per la grande passione a questa bevanda da parte di Roberto Giannarelli che inizia con i kit a prepararsi la birra per il proprio consumo, e da qui, con la spinta di alcuni amici e l'incoraggiamento dei familiari, ai quali hanno fatto seguito un corso teorico presso la UnionBirrai e l'insegnamento del Mastro Birraio Teo Musso inizia la scommessa di fare una bevanda utilizzando un prodotto tipico: il Farro.
La Garfagnana è ricca di questo cereale che, nella specie triticum dicoccum, trova la massima espressione qualitativa nella varietà di questo prodotto, ricco di caratteristiche organolettiche ma anche di storia e tradizione che l'hanno portato alla riscoperta e rivalorizzazione sulle nostre tavole sotto forma di zuppe, torte salate, farine per pasta e panificazione e dolci.
Perchè la Birra? Una delle ultime scoperte archeologiche è stato il ritrovamento di alcune tavole datate 5.000 anni A.C. che riproducono il processo di lavorazione per la fabbricazione di una bevanda in tutto simile alla birra, i bassorilievi delle tavole dimostrano che il cereale usato era il Farro.
(da: Slowfood Garfagnana) |
evento :
Mercoledì 14 Novembre, a Fornaci di Barga si potrà degustare birra di farro con piatti tipici
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