giovedì 21 febbraio 2013

La Canzone del Girarrosto: poesia di Giovanni Pascoli

1855 - 1912


GIOVANNI PASCOLI  
"I Canti di Castelvecchio"
1903




La canzone del girarrosto

I

Domenica! il dì che a mattina
sorride e sospira al tramonto!...
Che ha quella teglia in cucina?
che brontola brontola brontola...

The Cook - Pieter Aertsen (1508 - 1575)  
È fuori un frastuono di giuoco,
per casa è un sentore di spigo...
Che ha quella pentola al fuoco?
che sfrigola sfrigola sfrigola...

E già la massaia ritorna
                 da messa;
così come trovasi adorna,
                 s’appressa:

la brage qua copre, là desta,
passando, frr, come in un volo,
spargendo un odore di festa,
di nuovo, di tela e giaggiolo.

II

La macchina è in punto; l’agnello
nel lungo schidione è già pronto;
la teglia è sul chiuso fornello,
che brontola brontola brontola...

Ed ecco la macchina parte
da sé, col suo trepido intrigo:
la pentola nera è da parte,
che sfrigola sfrigola sfrigola...

Ed ecco che scende, che sale,
                che frulla,
che va con un dondolo eguale
                di culla.

La legna scoppietta; ed un fioco
fragore all’orecchio risuona
di qualche invitato, che un poco
s’è fermo su l’uscio, e ragiona.

III

È l’ora, in cucina, che troppi
due sono, ed un solo non basta:
si cuoce, tra murmuri e scoppi,
la bionda matassa di pasta.
Donna con piatto di carne - Zandomeneghi, Federico (1841/1917)

Qua, nella cucina, lo svolo
di piccole grida d’impero;
là, in sala, il ronzare, ormai solo,
d’un ospite molto ciarliero.

Avanti i suoi ciocchi, senz’ira
                 né pena,
la docile macchina gira
                 serena,

qual docile servo, una volta
ch’ha inteso, né altro bisogna:
lavora nel mentre che ascolta,
lavora nel mentre che sogna.

IV

Va sempre, s’affretta, ch’è l’ora,
con una vertigine molle:
con qualche suo fremito incuora
la pentola grande che bolle.

È l’ora: s’affretta, né tace,
ché sgrida, rimprovera, accusa,
col suo ticchettìo pertinace,
la teglia che brontola chiusa.

Campana lontana si sente
                   sonare.
Un’altra con onde più lente,
                  più chiare,

risponde. Ed il piccolo schiavo
già stanco, girando bel bello,
già mormora, in tavola! in tavola!,
e dondola il suo campanello.


Dopopranzo a Ornans  -  Gustave Courbet



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