La Garfagnana: questa è la nostra Valle che si distende tra le Alpi Apuane e l'Appennino Tosco Emiliano, ricca di boschi, selve e pascoli che circondano antichi borghi medievali. Solcata da torrenti e rivi che si riversano nel fiume Serchio, l'antico Auser, che la percorre per tutta la sua lunghezza per gettarsi infine nel Mar Tirreno. Questo video propone immagini stupende di questo territorio nel corso delle stagioni ; la stagione estiva con il verde rigoglioso e fresco della Valle, è un invito a visitarla ed a scoprirne oltre che il suo territorio anche le sue specialità gastronomiche.
martedì 26 giugno 2012
mercoledì 20 giugno 2012
IL SOLSTIZIO D' ESTATE - IL MISTERO DI STONEHENGE
Solstizio d'Estate in Alaska |
Localmente, rispetto al GMT la differenza del fuso orario è di +1 ora, alla quale dobbiamo aggiungere l'ora legale in vigore, per cui il solstizio d'estate entra alle ore 1.09 del 21 Giugno. (1)
Nel Solstizio d'Estate Il Sole entra nella costellazione del Gemelli; il 21 Luglio passa nella costellazione del Cancro; il 10 Agosto in quella del Leone ed infine, il16 Settembre, nella costellazione della Vergine per uscirne il 22 Settembre con l'Equinozio d' Autunno.
vedere: Gemelli
Figura 12: I Gemelli
"Questa costellazione (figura 12) posta tra il Toro e il Cancro, rappresenta una coppia di Gemelli che si tengono per mano. Si tratta di Castore e Polluce, che fecero parte della ciurma di Argo. Entrambi figli di Leda, Castore era figlio di Tindaro, re di Sparta, mentre Polluce era figlio di Zeus. I gemelli erano patroni dei marinai. Castore e Polluce che, distano tra di loro 4,5° costituiscono un utile termine di riferimento per misurare le distanze angolari. I Gemelli è tra le costellazioni principali dello zodiaco; il Sole la attraversa dal 21 Giugno al 20 Luglio."
Perché nella costellazione dei Gemelli e non del Cancro, come è generalmente indicato nei segni Zodiacali dell'Oroscopo ?
Di seguito cerchiamo la spiegazione:
"Cambiando le coordinate delle stelle, cambiano
anche quelle delle costellazioni
da esse convenzionalmente composte. Tale cambiamento, quindi, interessa anche
lo zodiaco, che è la fascia
della sfera celeste che contiene i percorsi apparenti del Sole, della Luna e
dei principali pianeti, suddivisa appunto in costellazioni.
Nell'astrologia occidentale l'anno zodiacale,
suddiviso in 12 segni rappresentativi di altrettante costellazioni, inizia all'equinozio di primavera,
nel punto in cui il piano dell'eclittica interseca il piano equatoriale
terrestre (detto punto vernale
o punto gamma), caratterizzato dal passaggio del Sole dall'emisfero australe a quello
boreale.
La precessione degli equinozi ha fatto sì che i
segni zodiacali, una volta
coincidenti con le zone di cielo occupate dalle rispettive costellazioni, siano
oggi in realtà spostati di una trentina di gradi: tra l'inizio di un certo
segno zodiacale e l'entrata del Sole
nella costellazione con lo stesso nome passa circa un mese. Considerando,
infatti, che la fascia zodiacale copre 360° e supponendo, per semplicità, che
le dodici costellazioni dello zodiaco
siano uniformemente distribuite, si ha che ciascuna di queste ultime si estende
approssimativamente per 30°:
ma negli ultimi 2100 anni, la precessione ha spostato gli equinozi (e i
solstizi) proprio di 30°, provocando il
ritardo di un mese. Pertanto, quando una tavola astrologica indica che un certo
pianeta "entra" in un segno, essa si riferisce a un settore di cielo
occupato in realtà dalla costellazione col nome del segno precedente." (fonte : wikipedia)
Per chiarire meglio quanto sopra detto, al momento dell'Equinozio di Primavera, astrologicamente nel periodo dell'Ariete, il Sole si trova
in realtà nella precedente costellazione dei Pesci.
(1) - "l primo meridiano è quello che passa per l'Osservatorio Astronomico di Greenwich e viene detto anche meridiano zero o meridiano fondamentale. Il tempo medio locale del meridiano di Greenwich è stato posto come tempo universale (TU) e fa da "punto di riferimento" per il tempo civile dei fusi orari di tutto il mondo. I meridiani centrali dei vari fusi orari distano fra loro 15° di longitudine che corrispondono a un'ora di differenza. L'Italia si trova nel fuso orario contiguo, a Est di quello di Greenwich. Il meridiano centrale del nostro fuso orario, che dista 15° di longitudine dal primo meridiano, determina il Tempo Medio dell'Europa Centrale (TMEC). Il TMEC è avanti di un'ora rispetto al TU di Greenwich. Nei mesi in cui viene adottata l'ora legale, il nostro orologio deve essere avanti di due ore rispetto al TU." (fonte :www.vialattea.net)
IL MISTERO DI STONEHENGE
lunedì 18 giugno 2012
Filastrocche della Garfagnana
da :
La Fola del Topo Riccio
e molte altre ancora
Alfreda Rossi Verzani
illustrazioni di Tullio Bonuccelli
C'era una volta un topo riccio,
che montava su un canniccio,
il canniccio dette la volta,
te la conto un'altra volta?
- Si !
Non si dice "Si"
alla fola del topo riccio,
che montava sul canniccio,
il canniccio dette la volta,
te la conto un'altra volta ?
- No !
tratta dal volume :
Pubblicazione a cura del Circolo Culturale "Garfagnana"
maria pacini fazzi editore - 1996
La Fola del Topo Riccio
e molte altre ancora
Alfreda Rossi Verzani
illustrazioni di Tullio Bonuccelli
illustrazione di Tullio Bonuccelli |
che montava su un canniccio,
il canniccio dette la volta,
te la conto un'altra volta?
- Si !
Non si dice "Si"
alla fola del topo riccio,
che montava sul canniccio,
il canniccio dette la volta,
te la conto un'altra volta ?
- No !
Non si dice "No"
alla fola del topo riccio...
( Origine :Castelnuovo Garfagnana )
tratta dal volume :
Pubblicazione a cura del Circolo Culturale "Garfagnana"
maria pacini fazzi editore - 1996
martedì 12 giugno 2012
Cucinare con gli erbi boni della Garfagnana
da leggere
"Gli erbi boni della cucina tradizionale garfagnina"
Tipografia Gasperetti- Fornaci di Barga - Febbraio 2012
Nella introduzione del professor Andrea Pieroni, è interessane e da condividere quanto ha scritto di questo nuovo libro di Ivo Poli, sulla scelta delle piante, sulle tradizioni dell'uso delle stesse nella cucina, delle loro proprietà salutistiche frutto della secolare cultura contadina, e trovo utile evidenziarne la prescrizione seguente : "...questo è un libretto che non deve rimanere sullo scaffale della nostra biblioteca casalinga, ma deve esser portato nello zainetto durante le nostre passeggiate e deve impiastrarsi di olio di Cucina "
L'Autore dedica questo libro alle nipoti Sara e Martina "perché possano raccontare e tramandare domani ai loro figli e nipoti quello che ieri insegnarono a me i miei genitori". Ecco, questa è la vera finalità del nuovo lavoro di Ivo Poli: ed in questa risponde pienamente, quale utile strumento e compagno delle nostre passeggiane nei boschi, nei prati, lungo i sentieri, alla ricerca, anzi, alla riscoperta di quei sapori e cibi da ri-portare nella nostra cucina e da tramandare alle generazioni future.
Nel libro troverete delle schede corredate di immagini fotografiche delle piante che crescono spontanee nel nostro territorio, con tutti le informazioni relative alla denominazione, all'habitat naturale e al suo impiego sia gastronomico che curativo.
In ultimo una serie di ricette completa il percorso che inizia dalla ricerca e termina in cucina, dove gli erbi trovano il giusto impiego nelle gustose pietanze tradizionali della nostra Valle.
calamintha nepeta |
venerdì 8 giugno 2012
CASE, AMORI, UNIVERSI
FOSCO MARAINI
L'ORRIDO DI BOTRI
Erano in cinque o sei, i ragazzi, sul fondo più selvaggio e remoto dell’Orrido di Botri, nell’Appennino lucchese, un meriggio d’autunno. Oggi l’Orrido di Botri, un serpeggiante taglio verticale, strettissimo, con pareti di roccia alte in più luoghi oltre un centinaio di metri, scavate nei millenni da un torrentaccio che gli scorre fragorosamente sul fondo, è divenuto una delle meraviglie naturali più famose della Toscana; una strada asfaltata porta fino all’imbocco della forra selvaggia, segnali appositi ne indicano l’esatta ubicazione, e nei giorni estivi di festa dozzine, centinaia di persone d’ogni età lo invadono rompendo con i loro gridi di richiamo e di meraviglia gli antichi silenzi. Ma allora Botri era pressochè sconosciuto.
In macchina si poteva, respirando molta polvere, raggiungere il paesotto di Tereglio, abbarbicato sulla cresta d’un poggio silvano a circa quindici chilometri dalla forra: in motocicletta, guidando con la testardaggine dei fuoristrada, ci si poteva avvicinare un poco di più, ma in definitiva si trattava di una località dall’accesso veramente difficile. Clé ne aveva letto qualche cenno su di un numero arretrato della rivista mensile pubblicata dal Club Alpino, ma nessuno degli amici c’era mai stato.
La spedizione a Botri, a cavallo delle moto, fu memoranda. Lasciati i veicoli ai piedi d’un annoso castagno, proseguendo a lungo per sentieri appena indovinabili nel bosco, i ragazzi si videro a un certo punto chiudere addosso le pareti calcaree delle montagne, le ultime propaggini digradanti dall’Alpe delle Tre Potenze (1937 metri, antico punto d’incontro dei domini di Firenze, Lucca e Modena). Tutt’intorno boscaglie quasi verticali di faggi, carpini, frassini, cerri s’inerpicavano verso il cielo. Qua e là fu notato perfino qualche esemplare rarissimo di tasso selvatico, con le sue bacche rosse. Ben presto fu necessario entrare nell’acqua gelida del torrentaccio, in certi punti fino alla vita. I ragazzi stavano forzando “le Chiuse di Botri”.
Avanti, avanti per oltre un chilometro. In certe strette le pareti opposte si avvicinavano a tal punto che il cielo, lassù, chissà dove, era ridotto a una serpe irregolare di luce cilestrina, per di più filtrata dai rami di faggi abbarbicati tra le rupi, e in basso da drappeggi di capelveneri, di felci d’ogni genere. Stillicidi prodigiosi nutrivano cuscini, coltri di muschi mai visti; e si scoprivano piante rare altrove, strane specie che godevano solo d’ombre e d’umidore, come si trovano agli imbocchi delle grotte. Faceva freddo. Qualcuno starnutiva. Tutti erano bagnati come avessero camminato a lungo sotto una pioggia scrosciante.
Ma finalmente le pareti dei monti s’allargarono, si separarono. Venne raggiunta una smisurata, favolosa corte naturale, rinchiusa da muraglie di rocce dai colori chiari, simili alle pareti di marmo d’un palazzo fatato. Gli ultimi spalti, quasi mille metri più in alto, si avvicinavano alle vette dell’Alpe delle Tre Potenze. Che sensazione indicibile di scoperta, di sconfinamento dal mondo !
…..
brano tratto da “case, amori, universi” di Fosco
Maraini – ed. Mondadori 1999
Treccani, l'enciclopedia italiana
Maraini, Fosco
Dizionario Biografico degli Italiani
MARAINI, Fosco. - Nacque a Firenze, il 15 nov. 1912, da Antonio, affermato scultore, e da Yoi Pawlowska Crosse, inglese di origine polacca, vissuta da bambina in Ungheria, scrittrice di novelle e racconti di viaggio.Fin dal bilinguismo familiare, già nella prima infanzia, l'esistenza del M. fu caratterizzata da una molteplicità di abitudini, tradizioni, orizzonti culturali anche in marcato contrasto ("in famiglia le differenze prevalevano sulle somiglianze", Gli ultimi pagani, Como 1997, p. 9), percepiti con naturale curiosità
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mercoledì 6 giugno 2012
LA VITE - Poesia di Giovanni Pascoli
1912 - 2012
Giovanni Pascoli |
Da CANTI DI CASTELVECCHIO
LA VITE
Or che il cucco forse è vicino,
mentre i peschi mettono il fiore,
cammino, e mi pende
all’uncino
la spada
dell’agricoltore
Il pennato porto, ch’io odo
Già la prima voce del cucco…
Cu… cu… io rispondo
a suo modo:
mi dice ch’io
cucchi, e sì, cucco.
Si, ti cucco, vite, chè sento
Già nel sole stridere l’api:
ti taglio ogni
vecchio sarmento,
ti lascio tre occhi
e due capi.
O che piangi, vite gentile,
perché al vento stai nuda nata ?
Se anch’io tra i
fioretti d’aprile
Sembravo una vite
tagliata!
Piangi quello che ti si toglie ?
Ma ti cucco, taglio ed accollo,
perché, quando
cadon le foglie,
tu abbia un tuo
qualche grispollo !
O mia vite… no, o mia vita,
così torta meglio riscoppi !
E poi… com’è buono,
alle dita,
l’odore di gemme di
pioppi !
E parlare, ritto su loro,
col venuto di là dal mare,
chiedendogli, in
mezzo al lavoro,
quant’anni si deve
campare !
La vigna della Chiusa di Casa Pascoli |
"Ci sono parolette che mal s'intendono. E' vero. Sono, in vero, proprie dell'agricoltore, e chi non è agricoltore, non le sa; sono vive ancora, dopo tanti secoli, su queste appartate montagne; e chi in queste montagne non è stato, crede che siano parole morte, risuscitate per far rimaner male lui. Ma no, non per codesto io le rimetto in giro; bensì, ora per amor di verità, ora per i studio di brevità. I miei contadini e montanini parlano a quel modo, e parlando a quel modo parlano spesso meglio di noi, specialmente quando la parola loro è più corta, e ha l'accento su la sillaba radicale, sicché s'intende anche a distanza, da colletto a colletto, e fa il suo uffizio da sé e non ha bisogno dell'aiuto d'un aggettivo o d'un avverbio."
(.....)
Note alla seconda edizione dei Canti di Castelvecchio - 10 agosto 1903
Accollare : piegar la vite per legarla
Cuccare : tagliare tutti i rami ad una pianta
Grispollo : non vale come grappolo, ma parte di grappolo. Il grappolo o pigna ha tanti grispolli, il grispollo tanti chicchi, Grappolo anzi vale per pigna bensì, ma piccola e rada. "Quest'anno non c'è che grappoli" vuol dire che l'uva è poca
Pennato : strumento con cui si pota e taglia
Riscoppiare : delle piante, quando rimettono dopo essere state cuccate
Ho riportato la parte iniziale delle note alla seconda edizione dei Canti di Castelvecchio, perché la ritengo significativa per comprendere quanto la ricerca dei vocaboli del dialetto sia stata per il Pascoli, oggetto di grande interesse, come pure lo è stata la poesia popolare, spesso cantata: interesse che a Castelvecchio, nella parlata popolare di Barga e più ampiamente della montagna barghigiana, dette a Pascoli un efficace strumento linguistico ad una rinnovata ispirazione poetica.
Una lettura che propongo su questo tema, è "Pascoli e il linguaggio popolare" di Felice Del Beccaro, in Quaderni Pascoliani, diretti da Bruno Sereni e Felice Del Beccaro ed editi dal Comune di Barga. Questo è il n°15, edizione del 1982 ed è il testo della lettura che il Professor Del Beccaro tenne il 6 dicembre 1980 nella sala Consigliare dello storico Palazzo Pancrazi, sede del Comune di Barga.
Non credo sia di facile reperibilità, ma presso la Biblioteca Comunale Fratelli Rosselli di Barga, ritengo sia possibile averlo in lettura.
m
lunedì 4 giugno 2012
CASTELNUOVO GARFAGNANA - TEATRO ALFIERI -Venerdì 8 Giugno - ore 21
1912 - 2012 FOSCO MARAINI
Serata con
MAURO CORONA
“Il mio
primo contatto con le Apuane ebbe dell'apocalittico.
Potevo
avere otto o nove anni. La prima guerra mondiale era terminata da poco. La
famiglia non era ancora assestata dopo l'assenza militare del babbo.
Di
villeggiatura ne parlavano solo i nonni, i quali fortunatamente mi amavano
molto e mi tenevano volentieri con loro.
Quell'anno,
1920 o '21, avevano scelto Vallombrosa [..]. Un pomeriggio ci fu un violento
temporale [..]. Passata la tempesta si profilò - come succede - un favoloso
tramonto. L'aria era stata spazzata dalle piogge ed era quindi limpidissima,
molto più trasparente del solito [..].
Il cielo
era ancora coperto da un soffitto compatto di nubi viola, ma verso ponente si
apriva una lunga finestra orizzontale di splendore rosso.
E contro
quello spacco di mondo si profilavano dei monti aguzzi, impertinenti,
assolutamente straordinari, d'un colore paonazzo che faceva impressione.
"Che sono quelle strane montagne?" chiesi. E qualcuno mi rispose:
"sono le Alpi Apuane...è da là che viene il marmo...".
Quale
impressione quello spettacolo! Più di settant'anni dopo ce l'ho ancora
vivissimo negli occhi.
Mi
sembrava d'aver visto il Karakorum o l'Himalaya”.
Fosco
Maraini
(dall'introduzione
al libro "Le Alpi Apuane" di Bruno Giovanetti)
vedere:
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