Idelfonso Nieri |
"BEPPE BE’ ? VO’ BERE ANCH’IO"
Non
c’è la peggio che quando uno nel far del male si può mantellare coll’esempio
dell’altro, massime poi quando quest’altro è uno scalino d’autorità più ‘n
su.
Beppe
era un contadino di quelli di Bótro, e era il capo di casa. Aveva in cantina
una botte di vino che avrà tenuto da sette a otto some; e qualche volta fra
giorno, scendeva giù guatto guatto, e si puppava bellamente qualche lucia di
questo vino. Cercava però di farla alla soppiatta dagli altri di casa; ma il
suo fratello più piccolo se ne accorse, e anco lui, quando gli riusciva
sgusciarci credendo di farla pulita, andava giù, empiva la lucia, e diceva: - «Beppe be’? vo’ bere anch’io», e succhiava.
Le donne di casa se ne addettero, e anche loro, quando capitava il bello,
infilavano alla botte, e: - «Beppe be’? vo’ bere anch’io!». Ci avevano poi i muratori giusto a fare
un’apertura nei muri di cantina, e una volta andò che sentiron la sposa dir
così e intanto beeva. Loro mangiarono un punto, e subito anco loro scappa a
stuzzicare lo zipolo della botte! dicendo: - «Beppe be’? vo’ bere anch’io!».
Insomma
dagli dagli con questa canzoncina, in quattro e quattr’otto sgrondarono la
botte.
da : "Cento Racconti Popolari Lucchesi"ed.Felice Le Monnier (1950)
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